Se c’è una cosa che la campagna insegna è: la pazienza.
La terra ha i suoi tempi e non tutti gli anni sono uguali.
Questo è il nostro primo anno “intero e consapevole” di orto. Anno che parte non secondo il calendario gregoriano, ma dall’autunno, dal riposo. Scavallato il sostizio d’inverno, la luce si allunga, e siccome il tempo vola, in un attimo arriva l’equinozio di primavera.
Durante questi mesi di risveglio, abbiamo studiato con chi ha più esperienza di noi.
Il lavoro più importante, abbiamo imparato, è preparare la terra: dopo aver zappato e rastrellato, il tocco di fino lo ha dato il mitico arieggiatore, che è entrato di diritto fra i nostri attrezzi prediletti.
Aspettando con pazienza che piselli e fave crescano e inizino a produrre, a fine marzo abbiamo seminato lattuga e crescione: i ciuffetti verdi hanno presto fatto capolino dai solchi seminati. Oggi è finalmente il momento dei fagiolini: con affetto adagio i semi nel solco e li riparo con una copertina di terra.
Un goccio d’acqua qui è là, il sole comincia a farsi sentire. Non è ancora molto caldo, però, diversamente dallo scorso anno. Quindi decidiamo di aspettare la prossima luna crescente per sua maestà, il pomodoro, e per gli zucchini, che metteremo per la prima volta. Hanno bisogno di sole e il giusto tepore. Non ci vuole fretta. La pazienza darà i suoi frutti.
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